lunedì 27 ottobre 2008

sedicesima puntata - La stanza segreta 4/4

Bianca decise che era meglio tornare in casa e tenere sotto controllo la situazione, diede una annusatina alla culla della bambina, decise che era tutto a posto e si sistemò accanto alla poltrona dove era seduto il dottore, quell’uomo non avrebbe più fatto una mossa senza il suo permesso! Il medico iniziò il suo racconto . Fui chiamato una sera all’ora di cena, dal proprietario di questa casa, mentre erano a tavola con il figlioletto di quattro anni, la moglie si era sentita male, cadendo picchiò la testa sulla base del camino e svenne. Non ci fu nulla da fare, la donna morì nella notte, il marito quasi impazzì dal dolore, affidò il figlioletto alle cure della sorella, che abitava in un’altra città, e si ritirò a vivere in questa casa da solo. I parenti della moglie lo accusarono di aver provocato la morte della donna per appropriarsi dei suoi beni, ma non ci fu modo di provarlo, inoltre il comportamento dell’uomo sembrava più che altro smentire questa ipotesi. Fece murare la stanza dove accadde l’incidente e non permise mai a nessuno di mettere piede in questa casa, non si interessò della vita del figlio e morì senza rivederlo, ma lasciandogli una discreta fortuna e questa casa. Se volete un consiglio fate chiudere di nuovo quel muro e non dite mai a vostro marito quello che avete saputo, un giorno forse sarà lui stesso a raccontarvi questa storia. Zorille si riprese piuttosto in fretta, non seguì il consiglio del medico, e attese il ritorno del marito. Quando Antonio ritornò a casa vide subito l’apertura, entrò e prese in mano il ritratto della madre, Zorille lo trovò così, perso dietro ai suoi cupi pensieri, dopo tutto quello era il luogo dove era morta sua madre. Della vicenda sapeva solo quel poco che gli aveva raccontato la zia, non che lui volesse saperne di più, ma era comunque un nodo irrisolto della sua vita. Sentendo arrivare Zorille si voltò e il suo viso si illuminò di nuovo, lei e i suoi figli erano il suo futuro era inutile macerarsi nel passato. Insieme presero la decisione di abbattere completamente il muro e di rifare il camino, la famiglia stava aumentando e c’era bisogno di spazio, negli anni successivi sarebbero infatti arrivati altri tre figli. Prendendo il telo ricamato dalla sedia Antonio disse: chissà per chi stava ricamando mia madre, queste non sono le sue iniziali, lei si chiamava Adelaide, credo che debba tenerlo tu, dopotutto ZG sono le tue iniziali.

mercoledì 15 ottobre 2008

Quindicesima puntata - La stanza segreta 3/4

Dietro la parete si nascondeva un’altra stanza, si vedevano chiaramente un imponente camino di marmo, un tavolo con tre sedie, una rovesciata per terra e una sedia a dondolo. Tutto era ricoperto da uno spesso strato di polvere, il tavolo era apparecchiato per il pranzo e sulla sedia a dondolo era appoggiato un indumento bianco. Bianca cercò in tutti i modi di impedire che Zorille entrasse in quella stanza, ma non ci fu nulla da fare, iniziò a ululare e preferì uscire di casa. Il varco fu allargato a sufficienza per lasciar passare una persona e la luce del giorno, mentre i due uomini e la sguattera ripulivano il pavimento dalle macerie, Zorille entrò nella stanza. Il tavolo era apparecchiato per due persone, un terzo posto era evidentemente destinato a un bambino con un piatto e un bicchiere più piccoli, nei piatti si intravedeva ancora qualche traccia di cibo, il pasto doveva essere stato interrotto improvvisamente, nel camino i resti di un fuoco ormai spento da anni, sulla grande mensola un vaso di fiori rinsecchiti, un orologio che non batteva più le ore e un piccolo ritratto di una donna con un bambino in braccio. L’indumento sulla sedia a dondolo si rivelò essere un telo di lino con un ricamo lasciato a metà, un disegno floreale con due iniziali intrecciate Z e G. La sguattera entrò nella piccola stanza e iniziò a pulire il pavimento, ci vorrà un bel po’ per rimettere tutto a posto… mentre Zorille osservava più attentamente il ritratto, il viso della giovane signora le era familiare, le sue riflessioni furono interrotte da un grido strozzato, la sguattera aveva lasciato cadere la scopa e si era allontanata dal camino con gli occhi dilatati dallo spavento. Zorille si avvicinò alla base del camino, adesso era ben visibile una larga macchia scura, era evidentemente una chiazza di sangue, che nessuno aveva mai pulito. Cosa era accaduto in quella stanza? Non ci fu tempo per formulare nessuna ipotesi, il bambino che Zorille aspettava decise di nascere proprio in quel momento. Il parto si presentò molto difficile e fu mandato a chiamare il vecchio medico del paese, che accorse immediatamente. Quello che disse lasciò tutti sbalorditi, anche se aveva altro a cui pensare, a Zorille rimase impressa quella frase: Sono passati vent’anni dall’ultima volta che misi piede in questa casa, e allora ne uscii lasciando un bimbo senza la madre, non voglio che accada anche adesso. Andò tutto bene e quella sera i membri della famiglia erano diventati quattro, una neonata stava urlando tutto il suo disappunto dalla culla posta vicino al letto della mamma. Con un filo di voce Zorille chiese: dottore, volete raccontarmi cosa accadde in questa casa? Con un sorriso il medico rispose: Come? Non sapete nulla? Se Antonio non vi ha raccontato nulla, non mi sembra giusto che debba essere io a farlo. Forse però è bene che sappiate la verità sull’uomo che avete sposato, Vi dirò tutto.

lunedì 13 ottobre 2008

quattordicesima puntata - La stanza segreta 2/4

Per il primo anno della loro relazione, Zorille continuò a vivere nella vecchia abitazione del padre, in attesa delle sempre più frequenti visite di Antonio, ma subito dopo il matrimonio il neosposo acquistò una grande casa, disabitata da molti anni, in una posizione isolata fuori dal paese. L’edificio era stato costruito circa quarant’anni prima per volere di un ricco commerciante, in paese si raccontavano diverse storie riguardo la vita dell’uomo, di certo c’era solo il fatto che aveva trascorso gli ultimi anni di vita in completa solitudine, dopo la scomparsa della moglie e del figlio, non uscendo mai di casa, ed era morto ancora giovane senza lasciare eredi . La casa tornò a nuova vita con l’arrivo della giovane famiglia.
Del padre di Zorille si persero presto le tracce, mentre i timori della ragazza circa una probabile opposizione dei genitori di Antonio alla loro unione, furono presto fugati, il giovane infatti pareva non avere famiglia. Zorille non seppe mai da dove venissero le sue cospicue finanze o che fine avesse fatto la famiglia di Antonio, tutte le sue domande rimasero senza risposte, fino a che lei smise di domandare.
Antonio avviò un proficuo commercio di tessuti, aprendo un prestigioso negozio nella piazza del paese, mentre la giovane sposa e fresca mamma passava molto tempo da sola a occuparsi del neonato e della grande casa.
La casa era una tipica abitazione signorile di campagna, al pianterreno una grande cucina, con acqua corrente, le scale per salire al piano superiore e un grande locale che fungeva da salotto. Dietro le scale al pianterreno si apriva un corridoio che conduceva a un piccolo quartierino per la servitù dove alloggiava una sguattera e a quelle che una volta erano state le stalle, dove al momento viveva pacifica da sola la cavallina ricevuta in dono da Antonio. Al piano superiore due grandi camere da letto con spogliatoio e, lusso incredibile per l’epoca, un bagno.
La prima cosa che Zorille aveva notato, era che nella cucina mancava il camino, c’era solo la cucina a legna, lo spazio non mancava, ma lì dove sarebbe dovuto esserci il camino c’era solo una nuda parete. Bianca pareva molto interessata a quella parete, annusava continuamente il pavimento e qualche volta grattava il muro con le zampe.
Perlustrando l’esterno della casa, Zorille si rese conto che qualcosa nelle dimensioni non quadrava, il muro della cucina avrebbe dovuto essere in comune con le stalle, invece c’era una distanza di diversi metri, inoltre la stanza al piano superiore era molto più grande di quella al piano inferiore, guardando la casa da lontano vide chiaramente un grosso comignolo, segno evidente che dietro a quel muro doveva esserci un camino. Per Zorille sapere cosa si celava dietro a quel muro divenne un’ossessione, ne parlò al marito, ma secondo lui la cosa non era del minimo interesse, probabilmente i muri del camino erano crollati ed era stato costruito un rinforzo. Nemmeno la seconda gravidanza e il parto imminente riuscirono a distogliere Zorille dal suo chiodo fisso, un camino in cucina era indispensabile e se dietro a quel c’era un camino lei doveva assolutamente recuperarlo. Approfittando dell’assenza del marito per due giorni, chiese a due contadini di abbattere il muro della cucina, bastarono poche picconate per aprire un varco attraverso il quale introdurre una lanterna, la scena che si presentò ai loro occhi li lasciò senza parole.

martedì 7 ottobre 2008

tredicesima puntata - La stanza segreta 1/4

Non so quanto del racconto che segue, sia verità o frutto della fantasia di una vecchia signora che si divertiva ad intrattenere la bisnipotina con pittoreschi racconti di vita di inizio secolo. L'ho sentito almeno un centinaio di volte, ogni volta con diversi particolari, il che fa supporre che non si trattasse di pura verità, ma comunque poco importa... mettetevi comodi, il racconto ha inizio.
Nella primavera del 1898, una ragazza di vent'anni di nome Zorille si recò al mercato della festa patronale trainando con le sue sole forze il carretto sul quale si trovavano uova, formaggi e pagnotte da vendere e il padre quasi privo di sensi per il troppo bere. Il padre aveva dilapidato al gioco ben due fortune, la sua e quella della moglie, una donna di buoni natali, grande bellezza, ma di poco intelletto e ancora minori capacità di reagire alle avversità, risorse che a quanto pare non mancavano invece alla figlia, che dopo la prematura morte della madre e della sorella gemella l'inverno precedente, si era ingegnata in molti modi per continuare a vivere con quel decoro nel quale la madre l'aveva allevata.
Al fianco della ragazza trotterellava un bel cane nero, di nome Bianca, che non permetteva a nessuno di avvicinarsi alla sua padrona da quando questa l’aveva tratta da un enorme impiccio. Bianca, poco più di un cucciolo, si era scontrata con l’animosità di un contadino che non aveva gradito la sua intrusione nel pollaio, Zorille era intervenuta nella discussione e si era portata via l’incauto segugio, da quel momento il cane e la ragazza erano diventate inseparabili.
Arrivata in piazza, Zorille sistemò il carretto, fece sdraiare il padre lì accanto e attese che qualcuno si facesse avanti per comprare le povere mercanzie. Si avvicinò un giovane sconosciuto, mai visto prima in paese, di appena un paio d'anni più vecchio della ragazza, ben vestito e dai modi signorili. Zorille avrebbe potuto dire che aveva gli occhi color del mare, ma lei il mare non l’aveva mai visto e si limitò a pensare che gli occhi del giovane uomo avevano il colore del cielo d’estate. Antonio, così si chiamava, fissò la ragazza negli occhi e lui, che il mare l’aveva visto, pensò che la ragazza aveva gli occhi del colore del mare d’inverno. Le disse che avrebbe comprato tutta la sua merce pagò e prima di andarsene si assicurò la simpatia di Bianca, dandole una bella grattatina sulla schiena, proprio in mezzo alle scapole, in quel punto così difficile da raggiungere. Un uomo che aveva osservato la scena gli chiese cosa ve ne farete di tutta quella roba? - La porterò al prete, saprà lui cosa farsenema se non vi serve perché l’avete comprata?perché la donna che sposerò ha bisogno di denari -Il secondo giorno di mercato, Zorille aveva solo poca frutta da vendere, ma aveva la segreta speranza di rivedere il bel ragazzo del giorno prima. Antonio arrivò a mezzogiorno conducendo con se una cavallina, signorina, con il permesso di vostro padre, vorrei farvi un regalo che spero allevierà le vostre fatiche. La ragazza non disse una parola, ma il padre accettò di buon grado, sperando di poter rivendere l'animale e ricavarne un buon profitto, piano che però non gli fu permesso di mettere in atto. Il terzo e ultimo giorno la ragazza non aveva nulla da vendere, ma andò lo stesso al mercato solo per rivedere quel giovane signore che le aveva fatto battere il cuore. Egli arrivò alla stessa ora del giorno prima, ma questa volta non aveva nessuna intenzione di comprare qualcosa. Signorina, le disse, vorrei avere il piacere, con il consenso di vostro padre, di condurvi al ballo di questa sera e vorrei che accettaste questo piccolo dono quale segno della mia ammirazione per voi. Così dicendo le mostrò una collana d'oro nero e giallo con un pendente a forma di croce e un rubino nel mezzo. Questa volta Zorille non permise al padre di parlare, Signore, verrò al ballo con voi, ma la vostra croce non la porterò mai, vorrà dire che la porterà la moglie del nostro primo figlio maschio. Il nostro primo figlio maschio? Chiese Antonio con gli occhi ridenti, Certo perché io non porto gioielli, e la indosserà o la moglie del nostro primo figlio maschio o la nostra prima figlia femmina. Rispose lei con grande naturalezza e una sfrontatezza inimmaginabile per quei tempi. Dimostrò anche però una notevole lungimiranza, perché i due si sposarono l'anno seguente, subito dopo la nascita del loro primo figlio.
Continua...

lunedì 6 ottobre 2008

dodicesima puntata - I figli di Gilda

La gatta rossa, con una deplorevole mancanza di fantasia, fu chiamata Gilda. Dopo poche settimane dal suo arrivo, fu chiaro che presto in casa ci sarebbero stati altri cuccioli. Gilda incominciò a cercare un luogo adatto al lieto evento, lo individuò nel ripiano più basso dell’armadio di nonna Elide. No nel mio armadio no! Fu così che tra la nonna e la gatta iniziò una guerra di nervi. Tutti i tentativi da parte di mia nonna di indurla a cercare un altro posto furono vani, con l’ostinazione che solo una gatta poteva avere, Gilda tornava sempre su quel ripiano, quello era il posto che lei aveva scelto e quello doveva essere! E, ovviamente quello fu, i due gattini nacquero nell’armadio, con la disapprovazione di mia nonna e il compiacimento di Gilda, che considerava la tana alla stregua di una clinica privata svizzera. I gattini erano uno rosso, tale e quale la sua mamma, che fu chiamato Barbanera e uno tigrato, probabilmente somigliante all’ignoto padre, che fu chiamato Morgan. I due si presero l’impegno di fare onore al loro nome di corsari, si comportavano infatti come veri pirati, il loro passatempo preferito era dare l’arrembaggio a Greta, l’affiancavano uno per parte e poi le saltavano sulla schiena, il tutto sotto lo sguardo attento della loro mamma. Più impegnativi erano gli attacchi al divano, che richiedevano uno sforzo fisico notevole per risalire lo schienale e una certa abilità nella corsa per scappare dalle rimostranze della nonna. Dopo un paio di mesi Gilda si arrischiò a portare Barbanera e Morgan in cortile, io passavo i pomeriggi a guardare i tre gatti impegnati in infruttuosi agguati ai piccioni e agli uccellini, in tutta l’estate non riuscirono a prenderne nemmeno uno. A settembre Gilda fu sterilizzata e i due corsari finirono a casa di altrettanti miei compagni di scuola. Per molti, molti anni non ci sarebbero più stati cuccioli in casa.
Gilda morì alcuni anni dopo, durante una perlustrazione in cortile, per una disattenzione di un incauto condomino che la investì mentre parcheggiava l’auto.