venerdì 17 aprile 2009

trentunesima puntata - vacanze

Quando ero piccola, prima ancora di iniziare le scuole elementari, ogni tanto trascorrevo qualche giorno dalla nonna materna, la nonna Rosina, che abitava con il fratello di mia mamma, il mio amatissimo zio Giordano, detto Giordi, sua moglie, la mitica zia Carmela, e i loro due figli Giovanni e Giuseppe i miei cugini.. che hanno solo tre e due anni più di me, ma quando ero piccola mi sembravano grandissimi e con un bagaglio di esperienze immenso rispetto al mio. In più loro avevano il privilegio di vivere in campagna, rispetto a me creaturina di città, erano dieci volte più svegli, ma soprattutto potevano fare giochi più interessanti.
Purtroppo le minivacanze dalla nonna sono legate anche a un trauma, riguarda il modo che i miei genitori avevano scelto per lasciarmi là.. comprensibilmente io ero piuttosto contraria a rimanere dalla nonna e dagli zii da sola, più che altro perchè non li frequentavo tanto, loro abitavano vicino a Bergamo e noi a Milano e li vedevo poco... i miei allora escogitarono uno stratagemma che mi ha provocato un trauma che mi porto dentro ancora adesso, credo si chiami sindrome da abbandono, ho paura di essere lasciata sola a tradimento... ricordo che la zia Carmela mi portava fuori casa con una scusa, tipo fare un giretto in bici e quando tornavamo casa i miei genitori non c'erano più, erano tornati a Milano... io piangevo disperatamente e per consolarmi la nonna Rosina mi faceva una cotoletta impanata, ricordo ancora il sapore di quelle cotolette, erano buonissime... e tra l'altro avevano il potere di sanare le ferite del mio cuore. Ancora adesso io ho una paura folle di essere lasciata sola senza spiegazioni, genitori state attenti a come vi comportate con i vostri figli piccoli, certe cose non si dimenticano!
Comunque tutte le volte che arrivavo a casa della nonna Rosina e degli zii c'era sempre una cotoletta che mi aspettava! e per me che non mangiavo mai era una manna!
Dei soggiorni a casa degli zii ho tanti ricordi bellissimi, lo zio Giordi aveva, e ha tuttora, una conigliera e io adoravo andare a vedere le gabbie delle coniglie con i piccoli, già da bambina rimanevo affascinata dal fatto che un animale così notoriamente mansueto come il coniglio potesse diventare così aggressivo in presenza dei suoi figli, prendere in mano un coniglietto era un rischio notevole, le coniglie diventavano delle vere belve appena ci si avvicinava ai cuccioli.
Ma i momenti migliori erano quelli passati in compagnia dei miei cugini, litigavamo in continuazione, ma io mi sentivo così grande a fare quello che facevano loro, anche se ero la loro vittima preferita... i pomeriggi d'estate erano torridi e per cercare un di refrigerio si andava con le bici fino al fiume, il Serio, che faceva delle anse con acqua bassa e quasi ferma, ma al tempo pulitissima, ricordo che dai mucchi di alghe secche si facevano i tuffi, o meglio gli altri facevano i tuffi... io venivo lanciata nell'acqua per vedere se tornavo a galla. Spero che i nostri genitori non leggano mai queste righe, altrimenti anche adesso che sono passati quasi quarant'anni potremmo avere dei guai! Io mi sentivo così sicura e protetta in compagnia dei miei cugini grandi, che nemmeno mi sfiorava l'idea che quello che facevamo potesse essere pericoloso. Un'altro ricordo che ho è quello di una partita a pallone, mi avevano messa in porta, ma più che il portiere io ero il bersaglio, quante pallonate ho preso quel giorno, ma quanto mi sono divertita!! D'altronde bisogna capirli, io ero la cugina piccola ciattadina e imbranata, al loro posto avrei fatto la stessa cosa... forse...
I due ricordi che più mi sono rimasti impressi a caratteri di fuoco nella mente sono due brutte figure che ho fatto, sempre con lo zampino dei cuginetti. Come in molti paesi italiani, al paese della nonna, prendendo spunto o da una caratteristica fisica o da una nota caratteriale, si usa dare alle persone dei soprannomi, questi sono quasi sempre conosciuti dal diretto interessato a volte ben tollerati a volte meno. Al tempo delle mie vacanze in paese c'era un solo bar, un solo negozio di alimentari e tutte le settimane un ambulante faceva il giro di tutte le case con il suo camioncino carico di ogni genere di mercanzia, il proprietario del bar, uomo prosperoso e dallo stomaco prominente era soprannominato "il bogia", mentre l'ambulante, non chiedetemi per quale motivo era "il pirla". Io nella mia ingenuità di bimba cittadina, non avvezza alle sottigliezze della goliardia paesana, pensavo che quelli fossero i loro veri nomi e nessuno ha mai fatto niente per mettermi sull'avviso, così quando venne il momento di comprare delle patatine per la merenda andai, candida come una calla, dritta al bancone del bar e con la mia aria più educata chiesi: "scusi, signor bogia, posso avere un sacchetto di patatine?", nel bar calò immediatamente un silenzio glaciale, nessuno si era mai rivolto direttamente all'oste chiamandolo così. L'uomo, di cui ricordo ancora l'aria truce mi chiese: come mi hai chiamato? e io imperterrita: signor bogia, ah ecco, disse lui, non avevo sentito il signore! la tensione nel bar calò di colpo tutti si misero a ridere, e io che non avevo capito cosa era successo iniziai a piangere disperatamente, i miei cugini mi portarono a casa ridendo come matti, veramente quando ricordano l'episodio ridono ancora adesso, a me invece viene ancora da piangere!
Il giorno dopo, ancora un turbata, all'arrivo del camioncino dell'ambulante, la nonna ci spedì fuori di corsa a comprare dei guanti di gomma, i perfidi cugini incaricarono me di fare l'acquisto. Buongiorno signor pirla, vorrei dei guanti di gomma per la nonna... lui rimase senza parole, quello evidentemente era uno di quei casi in cui l'interessato non era al corrente del suo soprannome, e di che misura? balbettò lui, io non lo sapevo e allora urlai verso casa a squarciagola: nonna il signor pirla vuole sapere di che misura! Poi ricordo solo che la zia uscì di corsa a prendermi, un gran parapiglia e Gio e Giuseppe che le prendevano di santa ragione...
Nei pomeriggi in cui non ci cacciavamo nei guai giocavamo con il lego o con il meccano, i miei cugini avevano una enorme confezione di lego, per costruire una casetta, addirittura con delle piccole finestre con i vetri, io ci andavo pazza, anche perchè era una cosa da "maschi", e poi un sacco di numeri del "corrierino dei piccoli" e del "corriere dei ragazzi" da leggere insieme, che bei ricordi...