sabato 7 novembre 2009

trentaseiesima puntata - La Lila

Quando il mio papà era bambino aveva una cagnolina, la Lila, una cagnolina bianca e nera, molto simile a Pochipò. La Lilina, come la chiamavano tutti, era intelligentissima e molto affezionata al suo piccolo padrone. Al tempo i miei nonni vivevano ancora nelle campagne vicino a Mantova, in una cascina chiamata Facalina, antica corte del Monastero di Polirone, prende il nome da messer Facalino e pare risalga al 1657, una nota storica così tanto per gradire....
Nell'immediato dopoguerra, cioè proprio nel 47, il mio papà frequentava le scuole elementari e tutte le mattine prendeva la sua biciclettina e pedalava fino alla scuola del paese, con lui c'era sempre la lilina, con le zampe davanti appoggiate sul manubrio e quelle dietro sulla canna della bicicletta. I due arrivavano a scuola e lì ovviamente si separavano ognuno ad attendere alle proprie occupazioni, il bimbetto a scuola e la cagnetta in giro per il paese. Il quadrupede tornava poi a casa, fino a quando mia nonna le diceva: su lilina vai a prendere fernandino... e lei via di corsa verso la scuola, si metteva vicino alla bici e quando il diligente alunno usciva dalla classe tornavano tutti e due verso casa. L'amicizia bambino-cane è una delle forme più antiche di affetto, quelle sensazioni che ti porti dentro per tutta la vita e che ti fanno sorridere anche dopo anni, purtroppo sono spesso associate anche al primo dolore, alla prima perdita. I miei nonni decisero di trasferirsi a Milano, in cerca di una vita migliore e per creare un più solido futuro a mio padre, gli diedero però anche la prima lezione di vita, il nostro piccolo mondo dorato di bambini è destinato a crollare nell'incontro con la vita vera. Il trasferimento a milano per mio papà significò lasciare la casa dove era nato, i suoi nonni e i suoi cugini che vivevano nella casa a fianco e con i quali divideva tutto, ma proprio tutto e significò separasi dalla sua cagnetta dalla sua compagna di giochi e avventure, fu un dolore per tutti e due.
La Lilina rimase con i miei bisnonni, dopo qualche anno purtroppo una delle prime automobili che si avventuravano per le strade di campagna, la investì e la uccise. Inutile specificare che l'incauto guidatore fu colpito dagli strali del bisnonno, che non ebbe il coraggio di dare subito la notizia al nipote. Lo scoprì da solo l'estate successiva quando tornando a casa per le vacanze non trovò la sua amica ad aspettarlo sulla soglia di casa.
Ancora adesso, dopo quasi sessanta anni, quando parla della sua lilina a mio papà si illuminano gli occhi, lilina non sei stata dimenticata.

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