martedì 17 febbraio 2009

ventisettesima puntata - Poker

Mi sono resa conto che finora ho parlato solo dei miei animali che purtroppo non ci sono più... è bene che parli un pò di quelli che ora vivono con me, anche se non è esatto dire così perchè sono io che vivo con loro e non il contrario... Voglio parlare di Poker intanto che posso ancora interrompere il racconto a metà per andare a dargli una carezza sulla testa, intanto che posso stare qui alla scrivania e sentire il suo buffo russare e guardarlo mentre dorme nella sua posa preferita: a gambe all'aria con gli attributi in bella vista la bocca aperta e la lingua a penzoloni, praticamente l'annullamento della dignità canina.
Questa è la storia di Poker, conosciuto ai più come Il Fetente e chiamato affettuosamente in famiglia Pochipò oppure Porco, un cane ladro, bugiardo, indipendente, ma con la più gran bella faccia da schiaffi canina mai vista, se fosse un uomo si potrebbe definire un bastardo o una tenera canaglia.
Era il 15 dicembre del 1996, passavo ignara e serena per la reception dell'ufficio, quando sul bancone della guardiola scorsi un mucchietto di peli biondi che si dimenava e guaiva, feci l'errore di avvicinarmi incuriosita e il responsabile delle guardie mi mise in braccio un cagnetto di non più di trenta giorni dicendomi: appena ti ha vista arrivare ha incominciato a saltare e ad agitarsi, feci il secondo e fatale errore, lo guardai in faccia e fu amore al primo sguardo, un amore assoluto incondizionato e totale per entrambi, decisi che mai più mi sarei separata da quell'esserino.
Quella sera tornando a casa in macchina, con il biondino sulle ginocchia mi sfiorò appena l'idea che in casa non potesse essere ben accetto, al tempo vivevo ancora con i miei genitori, la nonna, Candy, Camomilla, Isottina e Romy. Appena entrata in casa l'apparizione di Poker fu come un'esplosione, Camomilla lo avrebbe accettato volentieri, ma nel senso materiale del termine cioè con una accetta, mia mamma urlò: non se ne parla neanche di prendere un altro cane! Isottina tanto per cambiare si mise a piangere, mia nonna disse: ma sei matta? (diretta e poco diplomatica come al solito), Romy uscì di casa e andò a nascondersi nella legnaia in giardino, Candy fece subito la faccia da martire e sembrava dire: mi volete sostituire con quel coso lì? mio padre non disse nulla.
La permanenza del cucciolo in casa era in dubbio, nessuno tranne me lo voleva.
Quella notte Poker, che in realtà non aveva ancora un nome, venne a dormire in camera mia, sembrava capire che io ero la sua unica speranza per trovare alloggio. Mi dormì tutta la notte sulla testa come per le successive quindici notti, nel frattempo tutti dicevano di non volerlo, ma nessuno faceva qualcosa per trovargli un'altra casa. Io di giorno andavo al lavoro e lui rimaneva a casa, a lavorarsi il resto della famiglia. Una sera mio padre tornò a casa dicendo che forse aveva trovato una sistemazione per il cane, io, per una volta nella vita, esercitai la tecnica del figlio unico che non chiede mai niente e l'unica cosa che chiede gli viene negata, piansi lacrime di sincero dolore e Poker rimase con noi... quando si dice che cane e padrone si assomigliano non ci si riferisce sempre all'aspetto fisico, da qualcuno la bastardaggine deve pur averla presa.
Romy rimase in esilio nella legnaia per due settimane, più volte al giorno Candy cercava di convincerla a rientrare in casa, ma non ci fu niente da fare fino a quando mia mamma andò a prenderla di peso e la riportò in casa, Camomilla come al solito prese a sberle il nuovo arrivato e Isottina appena lo vedeva piangeva disperatamente. Poker sembrava incurante di tutto questo e dedicava tutte le sue attenzioni a Candy, lei era la sua guida e il modello da seguire, faceva tutto quello che faceva lei, se lei abbaiava abbaiava anche lui, se faceva le feste a qualcuno anche lui scodinzolava se lei dormiva dormiva anche lui, lei poverina sopportava con grande dignità il tormento di avere quel ciuffo di peli biondi sempre appiccicato addosso.
Pochipò non tardò molto a cacciarsi nei guai, durante le vacanze di Natale, incautamente camminò sulla superficie gelata dello stagno delle tartarughe, il ghiaccio si ruppe e lui finì nell'acqua gelida... me lo vidi arrivare alla porta finestra del soggiorno tutto bagnato tremante e in lacrime, lo avvolsi in una termocoperta fino a quando non fu completamente asciutto. Ma l'incidente più grave accadde ai primi di gennaio, era un sabato, subito dopo pranzo, io mi stavo preparando per uscire e lui come al solito avrebbe voluto seguirmi, la sua presenza non era prevista e quindi continuavo a dirgli: no tu non puoi venire! Evidentemente lui pensò che era meglio uscire prima di me e aspettarmi in garage, sgattaiolò fuori in giardino dalla porta della cucina, forse voleva sbirciare giù nel box, fatto sta che cadde dalla parte più alta dello scivolo per le auto, un volo di circa quattro metri. Si sentì un urlo lacerante, sembrava una sirena, dapprima non capimmo subito che veniva da casa nostra, uscimmo tutti in giardino e notammo che tutti gli inquilini delle case vicine erano usciti sui balconi, intanto l'urlo non cessava, poi vedemmo pochipò arrancare su per lo scivolo del garage, un rivolo di sangue gli usciva dalla bocca e trascinava la zampa destra anteriore in un modo decisamente innaturale, come se fosse rimasta attaccata al corpo solo con la pelle. Mio padre mi aiutò a caricarlo in macchina e via di corsa dal veterinario. La diagnosi per forutna non fu drammatica, il sangue dalla bocca era dovuto solo alla lacerazione del labbro e per quanto riguardava la zampa era una brutta frattura, ma la zampa si salvò, anche se ci vollero tre operazioni per rimetterla in sesto. Ancora adesso dopo dodici anni se gli chiedete: ma povero pochipò qual'è la zampa che ti fa male? lui vi mostrerà la zampa anteriore destra con la faccia sofferente e zoppicherà per qualche passo, salvo poi partire alla velocità della luce, di corsa dietro a qualche fantomatico intruso.
Dovevo portarlo dal veterinario per togliere i punti dell'ultima operazione alla zampa quando ne combinò un'altra, mi stavo preparando per uscire lui mi stava aspettando tranquillamente in camera mia, troppo tranquillamente... tanto che decisi di andare a vedere... con la zampa sana aveva aperto il cassetto delle medicine e si era mangiato una intera scatola di zerinol... e via di corsa dal veterinario. Il tempo di arrivare e aveva già la testa gonfia come quella di un san bernardo per uno shock anafilattico...
Insomma in meno di tre mesi aveva già tentato il suicidio tre volte, si potrebbe definire un'adolescenza turbolenta. Nel frattempo aveva conquistato il cuore di tutti, tranne quello di Camomilla ovviamente, divenne un'ottima compagnia per mia nonna, e si offrì di svolgere tutti quei piccoli lavoretti di sorveglianza canina che Candy non riusciva più a portare a termine a causa dell'età.
Questo è solo l'inizio, in dodici anni ne ha combinate veramente tante, ed è conosciuto in tutto il paese, se dovete trovare casa nostra non vi conviene chiedere dove abita la famiglia Tonelli, chiedete dove abita Poker, tutti vi sapranno indicare la casa.
Purtroppo ieri il veterinario, quello che l'ha seguito fin dalla sua prima disavventura, ci ha detto che Pochipò non rimarrà ancora molto tempo con noi, un tumore al sistema linfatico ce lo porterà via presto, fino a quando potrà vivere dignitosamente faremo il possibile per farlo stare bene, poi dovremo rassegnarci a dirgli addio, è un momento al quale adesso preferisco non pensare.

1 commento:

  1. Povero Pochipò. Il bello degli animali è che ti rallegrano la vita, il brutto è che se ne vanno prima di noi lasciando però lo stesso vuoto che lasciano glu umani.

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