mercoledì 19 novembre 2008

diciannovesima puntata - Camomilla

La morte di nonno Armando cambiò, in misura diversa, la vita di tutti noi. Ovviamente quella che stava peggio di tutti era nonna Eli, che per la prima volta in vita sua si ritrovò da sola, noi abitavamo in centro e lei in periferia, io andavo a trovarla quasi tutti i giorni, ma non era abbastanza. Anche per questo motivo mio padre decise che sarebbe stato meglio per tutti tornare a vivere insieme, era giunto il momento di trasferirsi, avremmo lasciato la città per vivere in "campagna". Non trovando una casa adatta alle nostre esigenze, si decise per costruirne una nuova, questa cosa mi rendeva particolarmente felice perchè avrebbe posticipato di due anni il momento di lasciare la città. Mentre i miei genitori erano impegnatissimi a causa della costruzione della casa, io me andai in vacanza con dei cugini in Liguria, fu li che incontrai Camomilla. Un giorno in spiaggia, mentre facevamo un pic nic, si avvicinò una gattina stupenda, ricordava vagamente un siamese, ma tigrato, con degli occhi azzurri stupendi, una certa aria aristocratica del tipo "non ho bisogno di niente, basto a me stessa me la so cavare benissimo, so di essere molto bella, se vuoi puoi guardarmi, ma non toccarmi", le offrii una fetta di salame, che mangiò con un certo sussiego, ringraziò e se andò. Il giorno dopo la ritrovammo, ma il suo atteggiamento era cambiato, aveva gli occhioni spalancati dalla paura e perdeva sangue dalla coda, mi si avvicinò subito come per dirmi "puoi fare qualcosa per me?", inutile dire che me la portai a casa immediatamente e il pomeriggio stesso la portai dal veterinario. La diagnosi del medico fu molto umiliante per Camomilla, le ferite sulla coda erano dei morsi, per la precisione morsi di topo e di un topo di notevoli dimensioni, evidentemente aveva avuto uno scambio di opinioni con una pantegana e la gattina aveva avuto la peggio. Il veterinario la medicò, le fece una puntura di antibiotico, stabilì che doveva avere non più di sei mesi e visto la sua vivacità la chiamò camomilla, nome che le rimase per i successivi diciassette anni. Siccome la medicazione doveva essere ripetuta per cinque giorni, decisi che almeno per quel periodo la gatta sarebbe rimasta con me, la bestiola si dimostrò essere veramente ben educata, andava in giardino per i suoi bisogni e poi tornava subito in casa perchè il veterinario aveva detto che doveva stare tranquilla per qualche giorno e lei decise di seguire alla lettera il suo consiglio. Intanto io avevo comunicato per telefono a mia mamma che avevo trovato una povera gattina abbandonata e ferita e che mi sarebbe piaciuto tanto poterla tenere "non se parla nemmeno" fu la lapidaria risposta di mamma Udi, "figurarsi se adesso portiamo a casa un gatto" rimarcò mio papà. Dopo due giorni i miei arrivarono al mare per passare insieme il fine settimana, come di consueto. Arrivarono il sabato mattina alle 10, alle 12 stavano uscendo per andare a comprare un trasportino, una lettiera e una ciotola per camomilla, visto che sarebbe venuta a casa con noi. Le bastarono cinque minuti per intortarsi mia mamma, solo due per lavorarsi mio papà.

4 commenti:

  1. Ciao,
    volevo dirti che il tuo blog è davvero molto bello...
    leggo i tuoi post con molta partecipazione, visto che anche la mia vita è trascorsa sempre a contatto con gli animali, che amo alla follia!!!
    Complimenti e...tornerò sicuramente a trovarti !!!!

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  2. Sofy leggerti è semplicemnte meraviglioso! Racconti di vita che corrono e si leggono con grande semplicità.
    Steffi

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  3. E allora? Ci diamo una mossa? Cominciamo a scrivere qualcosa?

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