venerdì 19 settembre 2008

nona puntata - I cuccioli di Greta reloaded

Dopo la nascita dei figli di Greta io ero al settimo cielo! C’erano ben cinque cuccioli di yorkshire terrier in casa! La mia felicità fu turbata solo dalla notizia che l’amica di mia nonna si sarebbe impossessata dei cuccioli subito dopo lo svezzamento cioè dopo quaranta giorni, pianti e strepiti da parte mia, urla e improperi irripetibili da parte di mio nonno, che non poteva sopportare di vedere la progenie del suo amato cane considerata come mezzo per produrre soldi.
I cuccioli crescevano bene, allegri e felici ignari del loro destino. Erano bellissimi, tutti neri con solo un accenno di biondo sulle orecchie, io e mio nonno ci eravamo documentati sulla razza andando a tormentare il povero veterinario che aveva lo studio nella via dove abitavamo. Fu in quel periodo che decisi che da grande avrei fatto la veterinaria!
Greta educava i suoi figli con grande severità, il mio box di quando ero infante era stato trasformato in mega cuccia per i cagnolini, potevano uscire solo per poco tempo e solo stretta sorveglianza della loro madre, che considerava il salotto un luogo troppo pericoloso per dei cuccioli. Guai a loro se sporcavano fuori dagli appositi giornali, volavano zampate che sembravano vere e proprie sculacciate!
Ovviamente i piccoli erano l’attrazione del palazzo e ben presto la fama della loro bellezza varcò i confini condominiali. Tutti volevano vedere i cinque cuccioli, accarezzarli e tenerli in braccio, ovviamente sotto lo sguardo attento della loro mamma e con la supervisione di Micia, che peraltro non condivideva un simile entusiasmo per dei cani. Finché un brutto giorno venne a vedere i cani un simpatico signore che abitava due palazzi più in là, rimase estasiato dalla bellezza dei cinque cuccioli e non seppe resistere alla tentazione di prenderne uno in braccio, sfortunatamente il piccolo gli sfuggì di mano e cadde a terra picchiando il capoccione sul pavimento. Successe un parapiglia: il cagnetto strillava come un pazzo, Greta si avventò sul malcapitato con l’intenzione di ridurlo a brandelli (per fortuna il fisico non le consentiva di fare veramente dei danni), Micia si attaccò all’altra gamba affondando artigli e denti attraverso i pantaloni dell’incauto visitatore, io mi misi a piangere e mio nonno ad urlare. Il cucciolo per fortuna non si fece niente, il poveretto che lo fece cadere invece rimase segnato, anche fisicamente perché Micia fece un bel danno, non sapeva più cosa fare per cancellare la sua colpa, ma Greta non poteva di certo perdonarlo, non dimenticò mai l’incidente e per anni quando quel signore passava per la via lei abbaiava furiosamente dal balcone con la bava alla bocca.

3 commenti:

  1. Ha fatto bene. Ha fatto benissimo. E pure Micia è stata eccezionale. Scusa eh? Mai sentito di qualcuno che fa cadere un cane piccolo.
    Bene, vedo con piacere che hai fatto la veterinaria. Ah, fai la veterinaria i giorni pari chè quelli dispari fai la maestra, vero?
    Con la buona volontà si riescono sempre a coronare i sogni che si fanno quando si è bambini.
    Io i giorni pari faccio la parrucchiera ed i dispari la pilota di aereo.
    Mbciù!

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  2. Come dico sempre, non ho faccio la vetrinaria, ma son contenta lo stesso perchè sono rimasta nel campo... infatti nel mio lavoro ho a che fare con delle vere bestie, bipedi, ma sempre bestie rimangono!

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  3. O.T. : c'è un tris di premi per te da ritirare , se ti va, di là da me..datato 19 settembre , un super bacione , ciao cara ..valverde

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