martedì 30 settembre 2008

undicesima puntata - La Gatta Rossa

Purtroppo venne il momento di separarsi da Micia. Fu un giorno triste per tutti, io fui l’unica che riuscì a sfogarsi con le lacrime. Quel giorno in casa c’era uno strano silenzio, persino Greta non abbaiò per tutto il giorno. Mio nonno era di umore intrattabile e mia nonna più distratta del solito.
Passarono alcune settimane… poi un giorno aprendo la porta di casa, mio nonno si trovò di fronte una gatta rossa tigrata, aristocraticamente seduta sullo zerbino, come se avesse appena suonato il campanello e fosse lì… in attesa di qualcuno che le aprisse la porta. E tu chi sei? Le chiese mio nonno, Mao rispose lei con naturalezza, con quel mao secondo lei aveva spiegato tutto e non aveva altro da aggiungere. La gatta entrò in casa, lasciando mio nonno balbettante sulla porta, fece un giro esplorativo del corridoio e poi entrò in salotto, annusò un tappeto e salì sul divano. Elideeeeee – si mise a chiamare mio nonno – è entrato un gatto in casa, mandalo fuori! – Arrivò mia nonna, e quell’immagine l’ho ancora adesso stampata nella mente, mia nonna era sempre vestita molto accuratamente, sempre fresca e profumata, ma la sua impeccabilità era sdrammatizzata da qualche piccolo particolare, come i capelli leggermente in disordine o il fatto che si presentasse con una scarpa sola… infatti si presentò con un rigorosissimo completo grigio con camicetta bianca, collana di perle d’ordinanza, ma un ciuffo ribelle che le scendeva dallo chignon e una sola scarpa… beh cosa c’entro io… fallo uscire tu! E poi come è entrato scusa? Abitiamo al terzo piano in centro a Milano, non avrà suonato il campanello??? Comunque nessuno dei due la fece uscire, ci provò Greta ma si prese un pugno in faccia dalla gatta e un rimbrotto da parte di mio nonno, Poverina, deve aver fame, diamole qualcosa da mangiare e poi proverò a chiedere in giro se qualcuno sa di chi è questo gatto. Nessuno seppe mai da dove fosse venuta quella gatta, ma da quel momento rimase con noi per diversi anni. Era una gatta bellissima, rosso tiziano con occhi verde smeraldo, dal comportamento molto signorile ed educatissima, come avevamo immaginato dal suo arrivo si rivelò essere di poche parole, ogni tanto un debole mao, solo se necessario, ma mai una parola di troppo mai un’intemperanza mai un capriccio, in un nanosecondo conquistò il cuore di mio nonno e poi quello di tutta la famiglia, a parte quello di Greta…

lunedì 22 settembre 2008

decima puntata - Gli avi

Da piccola amavo stare ad ascoltare i miei nonni che raccontavano le vicende di famiglia. Ad esempio pare che il papà di mio nonno, il bisnonno Creonte detto Bagiùn, fosse un animalista ante litteram. Coltivatore e allevatore, nutriva una profonda avversione verso i cacciatori, si appostava ai bordi dei suoi campi di granturco, con una carabina caricata a sale e metteva alla prova le sue capacità di tiro sparando sui cacciatori che avventatamente attraversavano le sue proprietà. Una volta, dopo aver centrato il fondoschiena di un incauto cacciatore, venne minacciato di rappresaglie dal ferito, la sua risposta fu lapidaria ma efficace vieni a prendermi a casa che ho la carabina caricata a pallettoni! D'altra parte bisogna capirlo, Bagiùn veniva da una famiglia piuttosto battagliera, i suoi genitori gli avevano insegnato che non bisognava mai subire supinamente i soprusi, soprattutto se si stava dalla parte di una giusta e nobile causa, vi racconterò un episodio su tutti, chiarificatore. Bagiùn aveva due fratelli maschi, la trisnonna desiderava tanto una bambina e visto che non arrivava, decisero di adottarne una, non so bene come andò, ma insieme alla neonata Ifigenia, arrivò in famiglia anche il suo fratellino il gracilissimo Egisto. I cinque fratelli crebbero come un sol uomo, Egisto affidato alle cure e alla cucina della trisnonna crebbe sano e robusto, si dice fosse alto quasi due metri e Ifigenia con quattro fratelli maschi, aveva ben poco di femminile, molto colta e istruita ben sopra la media delle sue coetanee si impegnò molto attivamente in politica, manco a dirlo nella corrente politica opposta a quella del governo di allora (si era negli anni venti e ho detto tutto). Perse il suo lavoro di maestra e tutte le volte che nel vicino capoluogo di provincia dove abitava, arrivava un esponente del partito, Ifigenia veniva trattenuta dai gendarmi per controlli per un paio di giorni. Fino a che Egisto e gli altri fratelli stanchi per l'ennesimo e ingiustificato arresto si recarono alla prigione armati di bastoni, vanghe e forconi, la rasero letteralmente al suolo e si riportarono a casa la sorella. I gendarmi minacciarono ritorsioni e Egisto li aspettò, armato, sulla porta di casa per due giorni e due notti: voglio vedere se qualcuno ha il coraggio di farsi vedere!!! Nessuno osò tanto. Con gran sollievo delle donne della famiglia, che già vedevano i loro figli adolescenti destinati ad una vita da orfani.

venerdì 19 settembre 2008

nona puntata - I cuccioli di Greta reloaded

Dopo la nascita dei figli di Greta io ero al settimo cielo! C’erano ben cinque cuccioli di yorkshire terrier in casa! La mia felicità fu turbata solo dalla notizia che l’amica di mia nonna si sarebbe impossessata dei cuccioli subito dopo lo svezzamento cioè dopo quaranta giorni, pianti e strepiti da parte mia, urla e improperi irripetibili da parte di mio nonno, che non poteva sopportare di vedere la progenie del suo amato cane considerata come mezzo per produrre soldi.
I cuccioli crescevano bene, allegri e felici ignari del loro destino. Erano bellissimi, tutti neri con solo un accenno di biondo sulle orecchie, io e mio nonno ci eravamo documentati sulla razza andando a tormentare il povero veterinario che aveva lo studio nella via dove abitavamo. Fu in quel periodo che decisi che da grande avrei fatto la veterinaria!
Greta educava i suoi figli con grande severità, il mio box di quando ero infante era stato trasformato in mega cuccia per i cagnolini, potevano uscire solo per poco tempo e solo stretta sorveglianza della loro madre, che considerava il salotto un luogo troppo pericoloso per dei cuccioli. Guai a loro se sporcavano fuori dagli appositi giornali, volavano zampate che sembravano vere e proprie sculacciate!
Ovviamente i piccoli erano l’attrazione del palazzo e ben presto la fama della loro bellezza varcò i confini condominiali. Tutti volevano vedere i cinque cuccioli, accarezzarli e tenerli in braccio, ovviamente sotto lo sguardo attento della loro mamma e con la supervisione di Micia, che peraltro non condivideva un simile entusiasmo per dei cani. Finché un brutto giorno venne a vedere i cani un simpatico signore che abitava due palazzi più in là, rimase estasiato dalla bellezza dei cinque cuccioli e non seppe resistere alla tentazione di prenderne uno in braccio, sfortunatamente il piccolo gli sfuggì di mano e cadde a terra picchiando il capoccione sul pavimento. Successe un parapiglia: il cagnetto strillava come un pazzo, Greta si avventò sul malcapitato con l’intenzione di ridurlo a brandelli (per fortuna il fisico non le consentiva di fare veramente dei danni), Micia si attaccò all’altra gamba affondando artigli e denti attraverso i pantaloni dell’incauto visitatore, io mi misi a piangere e mio nonno ad urlare. Il cucciolo per fortuna non si fece niente, il poveretto che lo fece cadere invece rimase segnato, anche fisicamente perché Micia fece un bel danno, non sapeva più cosa fare per cancellare la sua colpa, ma Greta non poteva di certo perdonarlo, non dimenticò mai l’incidente e per anni quando quel signore passava per la via lei abbaiava furiosamente dal balcone con la bava alla bocca.

lunedì 15 settembre 2008

ottava puntata - Luigi 2 the revenge

L'aspetto pacioso dei maiali ci fa pensare che abbiano un carattere mansueto, niente di più sbagliato, nel caso di Luigi poi possiamo tranquillamente parlare di una bestia decisamente aggressiva. Con le persone di famiglia era moderatamente docile, non risultano attacchi a famigliari se non a qualche gallina imprudente che si era azzardata ad invadere il suo spazio vitale, ma con gli estranei il discorso cambiava. Luigi non tollerava che un estraneo calpestasse il sacro suolo di casa sua, poi toglietevi dalla mente l'immagine del grazioso maialino cinematografico, Luigi era un maiale, maschio, adulto, del peso di circa 150 chili e con un gran brutto carattere. Mia nonna amava ricordare di quando una sera all'imbrunire, un uomo sconosciuto, e rimasto tale, entrò nell'aia... non fu dato sapere che intenzioni avesse perché Luigi preferì intervenire subito, scagliandosi con urla disumane verso l'intruso, che scappò a gambe levate piuttosto che affrontare quella montagna rosa urlante e minacciosa.
Purtroppo Luigi si macchiò anche di un efferato delitto, un giorno riuscì a entrare nel pollaio e a fare man bassa di tutte le uova che stavano per schiudersi, agli occhi di mia nonna si presentò una scena raccapricciante: piume dappertutto, galline terrorizzate che scappavano ovunque e una bestia di un quintale e mezzo che non voleva uscire dal pollaio. La nonna è sempre stata convinta che Luigi avesse compreso la gravità del suo gesto.
Il povero Luigi morì di polmonite durante un inverno particolarmente rigido, pare che seppellirne il cadavere fu un'impresa non da poco.

venerdì 12 settembre 2008

settima puntata - Luigi

Luigi era un maiale. Non un uomo dalla moralità discutibile o dal reprensibile comportamento al desco, era un vero maiale..cioè un maiale vero... insomma un suino. Arrivò un giorno di primavera alla cascina dove abitavano i miei nonni, acquistato per una considerevole somma da un vicino. Appena sposati reduci dall'esperienza dei lazzari/pulcini, decisero di allevare un maiale per farne poi prosciutti e salami. Inutile dire che i miei nonni continuarono a comprare altrove prosciutti e salami e che Luigi morì di vecchiaia dopo diversi anni e dopo una vita spesa a fare da sentinella alla casa. Infatti quando venne novembre e fu il momento di macellare il maiale, mia nonna disse a mio nonno: non avrai mica intenzione di ammazzare Luigi? il nonno in una frazione di secondo si immaginò scenari di tradimenti avvenuti durante le sue lunghe assenze e l'onore e l'onta lavati col sangue del rivale: lo ammazzo si! chi è Luigi?? mia nonna con la sua famosa flemma e senza scomporsi minimamente:ma come chi è? è il maiale! non vorrai mica ammazzarlo? IL nonno sempre più dubbioso circa le abilità domestiche della giovane sposa, trovò la forza di obiettare: abbiamo speso molti soldi per comprare il maiale con l'idea di ricavarne poi un certo profitto... la nonna sempre impassibile e con l'aria di chi dice una cosa ovvia e universalmente conosciuta: ma io non mangio maiale, (leggasi e se non lo mangio io non lo mangia nessun altro) e poi è così pulito e intelligente.. (traduzione: il maiale mi è simpatico e nessuno lo toccherà)
In effetti Luigi non viveva in un porcile, prchè il porcile non c'era, viveva libero nell'aia con le galline le oche e il cane del quale imitava il comportamento, quando qualcuno entrava nel cortile di casa lui gli si faceva incontro aggressivo o festante a seconda dell'occasione. Mia nonna trascorreva a casa da sola molto tempo e si era affezionata a quella simpatica bestia dal comportamento divertente e dalla forte personalità. Fu così che mio nonno si rassegnò e non macellò Luigi, mia nonna riportò l'ennesima vittoria, ma quello che ci guadagnò più di tutti fu sicuramente Luigi.

lunedì 8 settembre 2008

sesta puntata - I cuccioli di Greta

Dopo due anni arrivammo alla resa dei conti con l'amica di mia nonna, che pretese il rispetto dell’accordo fatto con nonna Eli. Sono passati due anni il cane deve figliare, i cuccioli saranno miei e Greta definitivamente vostra. Mia nonna cercò di opporsi, secondo lei Greta era troppo giovane per avere dei cuccioli e poi si ricordava benissimo cosa volesse dire avere dei cuccioli per casa. La perfida amica, che per me era poco meno di una Crudelia de Mon, ebbe la meglio…e Greta fu portata per un fine settimana a casa del fidanzato prescelto, a dire il vero non che ci fosse molta scelta perché gli yorkshire erano ancora piuttosto rari, comunque il matrimonio ebbe luogo. A Greta non dovette piacere un granchè perché tornò a casa più stizzosa che mai, cercò perfino di ribellarsi a Micia, che però dall’alto dei suoi tredici anni, non ammetteva opposizioni al suo volere e le rifilò un manrovescio, o zamprovescio, sul naso.
La nascita dei cuccioli di Greta fu drammatica, mia nonna aveva ragione la cagnetta era troppo giovane. Il veterinario si infuriò con i miei nonni ritenendoli responsabili, i cani non sono degli oggetti, non sono macchine per produrre altri cani! E poi ce ne sono già abbastanza in giro! Mio nonno a sua volta si infuriò con la nipote/crudelia se succede qualcosa a questo cane cerca di non farti vedere mai più in casa mia! Il parto iniziò a tarda sera, i primi due cuccioli nacquero senza difficoltà, il terzo si presentava di schiena piegato in due e notevolmente più grosso degli altri. La povera Greta iniziò a soffrire, il veterinario non si trovava e al tempo non esistevano ancora gli ambulatori 24 ore su 24. A mia nonna venne un’idea, nel palazzo abitava un’ostetrica…se era in grado di far nascere dei bambini figurarsi se non riusciva a far nascere un cane! Fu chiamata al capezzale dell’insolita perpuera, disse che la situazione era grave, al quel punto io venni allontanata dalla stanza, non seppi mai come, ma l’ostetrica riuscì a far nascere il terzo cucciolo. Ne seguì subito un altro che nacque già morto e poi un altro ancora, in totale erano quattro vivi e vegeti e uno purtroppo nato morto. A quel punto l’ostetrica decretò che era tutto finito, il parto era concluso. Greta era evidentemente stanca, ma si occupò dei suoi cuccioli aiutata anche da Micia che evidentemente si ricordava vagamente qualcosa. Andammo tutti a dormire e al mattino trovammo una bella sorpresa, nella notte era nato un altro cucciolo, l’unica femmina, quindi in totale erano cinque! Cinque cuccioli in casa! Si ricominciava!

mercoledì 3 settembre 2008

quinta puntata - Greta

Avevo sette anni quando il maschio della coppia di siamesi che viveva con noi morì, credo a causa di una malattia renale, ma ero troppo piccola per capirci qualcosa. Ricordo solo che piansi disperatamente per almeno due giorni, in fondo lo conoscevo da quando ero nata. La famiglia era in lutto come per la morte di un parente, la gatta miagolò per alcuni giorni poi per fortuna si riprese, ci riprendemmo tutti perché in famiglia ci fu un nuovo arrivo: Greta. Greta era uno Yorkshire terrier di sei mesi, uno dei primi dieci arrivati in Italia. Era stata acquistata per scopi riproduttivi e per speculazione da una amica di mia nonna Eli, che però si era presto stancata di avere un cucciolo per casa e, conoscendo la passione dei miei nonni per gli animali, pensò di fare un accordo con mia nonna -ti regalo il cane, però deve fare una cucciolata e io mi prendo tutti i piccoli - mia nonna accettò con riserva -va bene prendo il cane, per quanto riguarda il fatto di farle fare dei cuccioli staremo a vedere.- La convivenza cane-gatto non creò nessun problema, le cose erano molto chiare: la gatta era la padrona assoluta di tutta la casa, suppellettili comprese, non fosse altro che per anzianità, in fondo lei aveva 11 anni e il cane solo sei mesi. Micia aveva il dominio assoluto su tutti gli esseri viventi della casa, alla giovane cagnetta era semplicemente concesso di vivere con lei…più che altro le era gentilmente concesso di vivere…
Greta dimostrò subito di non avere un carattere facile, prepotente e aggressiva odiava profondamente gli uomini vestiti da operai, il che secondo me denotava origini aristocratiche. Sembrava compiaciuta dalla curiosità che suscitava quando la portavamo a passeggio, in Italia non si erano mai visti yorkshire terrier: bassi pelo lunghissimo biondo sulla testa e argentato sulla schiena, ricordo che una signora in via della Spiga ci chiese se le avessimo tinto il pelo, mio nonno diede una risposta che per decenza non riporterò.
Amava essere guardata, ma non toccata, dava continuamente ordini con un’imperioso yap! yap! Molto fastidioso. Dopo pochi mesi mio nonno era ridotto in schiavitù, faceva tutto quello che voleva il cane. Io ho sempre amato molto tutti i nostri animali, ma devo ammettere che Greta era veramente odiosa, e poi aveva un difetto…puzzava terribilmente a causa di una potente alitosi che la afflisse (ma che soprattutto afflisse noi) per tutta la sua lunga vita.

martedì 2 settembre 2008

quarta puntata - Napoleone

Dei miei primi anni di vita ho solo dei vaghi ricordi, dei flash. Uno di questi riguarda Napoleone, non l’imperatore, ma un piccione; Milano è piena di piccioni, non si riesce a distinguerli uno dall’altro, ma questo era speciale aveva una macchia bianca sull’occhio sinistro e una strana andatura dondolante quando camminava, era molto buffo. Fu mio nonno a dargli il nome di Napoleone, perché secondo lui era un dominatore e dotato di una non comune intelligenza; veniva a mangiare sul nostro terrazzo richiamato dal fischio di mio nonno, accompagnato sempre dalla sua corte con la quale divideva il granturco che io e nonno Mando spargevamo per terra. Col passare del tempo finì col assomigliare più a un tacchino che a un piccione, il poveretto fece una brutta fine, rimase per un intero fine settimana chiuso in un box del condominio e venne ritrovato cadavere il lunedì mattina.
Ricordo anche i racconti di mia nonna, della sua vita da giovane sposina passata nell’abitazione in campagna, lei figlia di commercianti benestanti non era molto abile nel gestire una piccola fattoria. Ebbe un grosso problema con la chioccia e i suoi pulcini, durante un violentissimo temporale, si dimenticò di porre al riparo i piccoli pulcini; una volta finito l’acquazzone corse nell’aia e trovò la chioccia disperata con tutti i pulcini annegati, il ritorno di mio nonno per il pranzo era imminente così la nonna pensò di nascondere buttandoli su un mucchio di letame e poi andò in casa a preparare da mangiare. Dopo pranzo però decise di confessare al nonno la sua colpa –sai devo dirti una cosa, c’è stato un incidente e i pulcini sono tutti morti-, mio nonno rimase basito… - e allora i pulcini che sono in cortile di chi sono?- la nonna si precipitò fuori… i pulcini erano tutti arzilli e saltellanti, evidentemente erano solo tramortiti e il caldo del letame li aveva rivitalizzati. Mio nonno incomiciò a dubitare delle capacità domestiche di mia nonna.

lunedì 1 settembre 2008

terza puntata - L'ago

Venne la primavera e poi l’estate, io iniziavo a gattonare e i gatti a camminare su due zampe! Sette gatti adulti in un appartamento erano davvero troppi, così i cinque figli vennero deportati nella casa di campagna dove fondarono una colonia di simil siamesi i cui discendenti sono riconoscibili anche adesso. Diventarono praticamente dei selvaggi, padroni assoluti della casa che veniva abitata con regolarità solo nei mesi estivi e saltuariamente durante l’inverno, l’unica presenza fissa era una specie di custode, che viveva li da solo si occupava di piccole manutenzioni e di sfamare i vari animali. Col passare degli anni i cinque gattini diventarono a loro volta genitori, ma durante l’estate quando arrivavamo noi e i loro genitori si ricostruiva sempre l’antico nucleo familiare, non persero mai l’abitudine di arrampicarsi sulle tende e di riunirsi tutte e sette la sera dopo cena.
Dopo il trasferimento coatto dei cinque giovani gatti, la vita trascorreva in parte tranquilla se non per un episodio che avrebbe potuto avere tragici risvolti per la gatta. Questa bella siamese di circa quattro anni aveva una vera venerazione per mio papà, tutte le sere quando lui rientrava a casa gli si strusciava sulle gambe e poi, dopo cena, quando lui si sedeva in poltrona gli si acciambellava sulle ginocchia e ronfava tranquillamente. Una brutta sera mio padre notò che la gatta miagolava in modo strano e non si lasciava avvicinare, non aveva nemmeno toccato la sua ciotola di pappa, prese anche a tossire come se qualcosa le si fosse conficcato in gola. In effetti dopo un attento esame si scoprì che la gatta aveva un ago conficcato in gola, dopo un po’ di parapiglia e recriminazioni, tipo insomma! Bisogna stare più attenti a come si lasciano in giro le cose! C’è in casa anche una bambina piccola! , papà prese una pinza e aprendo la bocca alla fiduciosa bestiola le estrasse l’ago dalla gola. La micia provò un immediato sollievo e pare che non sapesse più cosa fare per sdebitarsi con mio padre, quella notte dormì sul lettone per poterlo continuamente rassicurare sul suo stato di salute.